lunedì 21 luglio 2014

CCVII

Una freccia infissa a fondo nella Luna
il tepore della legna nel camino
samurai arditi in lotta con la spada
l'addipanar dell'onda sotto riva
un demone con l'ascia infissa in petto.

Questi devo cercar, io l'ho colpito
e vaga seminando sangue e urla
per l'Inferno intero se ne va gemendo
celandosi nel buio delle grotte
deviandomi ai passaggi a lui più noti.

D'abbatterlo m'è stato suggerito
vampiro che tanta ne succhiò energia
a persona che non si vuole nominare
basta il suo nome per attrarne altri
disposti a morte per quel sangue che li inebria.

Diavolo d'un diavolo, demonio maledetto
ti chiamo con voce per poterti esorcizzare
proprio io, che più di te demone fui,
ti squarterò le membra, sbranerò il tuo cuore
col mio istinto felino che dall'eternità conservo

puma, e silenzioso per di più, tu fai baccano
neanche morire sai in silenzio, porco
inseguito da cànide, che ormai non molla presa
bianco lupo, in onor della sua grazia,
vampiro di una donna surreale,

e contro te si scaglia Herob
signore delle celesti schiere, e già dispone,
tu sei sfondato, vagoli nel buio,
l'ascia ti ha sfondato nel costato 
dal labirinto tuo non puoi scappare.

Nella spirale adesso ci vai tu
ti lascio dove sei solo per poco, ti scanno là,
ti seguo ad un passo col coltello in pugno
ti sgozzerò quando vorrai girarti
non affannarti a farlo, non ho premura
il fondo è chiuso, lo chiude la parete in roccia
giri il tuo volto, il tuo collo è qui per la mia lama.

La Luna dalla freccia ho liberato
crepitìo di rami e fumo resinoso
spade da guerra abbandonate al suolo 
scorre la schiuma del mare sulla sabbia
l'ascia riprendo e me ne torno in Terra.

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