Ho dentro barbaglio d'acciaio
e schegge di vetro
crisalidi fermate con gli spilli
bianche lenzuola schizzate con la china
stese e sbattute e lacerate al vento
copertoni squartati e parabrezza infranti
a cercar collimazioni con le stelle
buste di latte spaccate col machete
e non piangere sul latte ch'è versato
oscuri allineamenti di energia
la matassa della mente si riforma
traduco il senso, non certo le impressioni
visioni arrotolate su di un fuso
rotaie di spinato filo di ferro
dovrei cessare di aggrovigliare tutto
ma lascio fare, altre possibilità non ho.
Passano motorette, il metrò, tutto si muove ancora,
sbatte una portiera, il mondo allora gira
nella domenica di pace e degli ulivi.
Dura già da un minuto il cedimento,
la signora in rosso mi avvince sempre meno.
Nessun commento:
Posta un commento