domenica 15 giugno 2014

Alessandra guida.

Questa è il mio di percorso, 
In sintesi.

Dalle sbarre del letto io 2 anni cerco di comprendere di chi sono quelle mani che incrociano le mie, consolatorie ma allo stesso tempo responsabili di avermi messo in quel letto distante dall'amore.
Gli anni scorrono cerco di capire perché da quella porta mio padre non fa più rientro
Si avvicina il saggio di danza dei miei otto anni, cerco di capire perché mia madre mi sussurra che mio nonno è volato in cielo piangendo
Il tempo scorre, non capisco perché mia madre non si fidi di me e sia così ostile nei miei confronti
Giugno 1983, mia mamma sedendosi cavlcioni su di me mi doma, con un mestolo di legno percuote le mie gambe, insultandomi e sbraitando mi urla che andrò a fanculo da mio padre, che tornerò in ginocchio chiedendo perdono.
Il mestolo si spezza.
Il mio cuore è trivellato, paralizzato.
In Sardegna mi aspettano  la fredda distanza ed il sarcasmo di Laura, la intermittente attenzione di mio padre, interi pomeriggi di quiete familiare, ma della famiglia di Iaia, l'assenza di mio padre, la rivalità e l'esclusione di 20 compagne di classe, la frettolosa pietà di un pugno di curiosi, interi mesi di solitudine in una casa estranea, in una città estranea in una "verità" estranea.
La malattia di mio padre, il suo devastante dolore, la sua totale perdizione sono i miei insegnamenti. Ignoro, quanto lui, la realtà,  mi sforzo, mi impegno con tutta me stessa di capire cosami dice, cosa si aspetta da me per meritarmi la sua presenza e le sue cure.
Mi chiedo perché. 
Il dolore è soffocante, non trovo spiegazioni alcune, solo al perché delle lacrime di mia madre. La morte è l'unica  manifestazione che ha svelato le sue ragioni.
La vita, vigliacca, tace.
Forse è l'amore ad offrire ristoro e a sdoganarmi dal terreno radioattivo della mia vita.
Affondo lentamente nella più illusoria terra, di reale solo il dolore, non c'è fine... 
sono ormai passati 40 anni dal giorno in cui protendevo le mie mani fuori dalle sbarre, la mia gabbia è ancora intorno.
Solo le mani di mia figlia, coraggiose,  la attraversano.
Devo fare attenzione a non tenergliele salde..
La mia discesa non è ancora terminata..

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