sabato 7 giugno 2014

CXIV

Cerco, vagando con gli occhi
e con la mente,
un pretesto ancora buono
per vergare con la matita
la carta a righe celestina
che raccoglie
tentativi di espressione miei.

Cerco, fino al fondo,
di scandagliare un'anima
che sta aprendosi per me,
lasciandomi ispezionare
cento, mille anfratti
che non conoscevo prima d'ora,
ignorante di me.

Il dolore, ad esempio,
è come allora, certo,
ma le scoperte che si vanno più estendendo
lo fanno relativo
alla nuova percezione dell'esterno;
non più assoluto,
o almeno non tale da dominare la realtà.

E' dunque la capacità di sentire,
è il sentimento, quindi,
che elabora modi nuovi di captare
per aver la meglio sulla passività,
della sensazione monocorde del dolore
che tutto pervadeva ed ottundeva,
con la ostinazione del sempre.

Prende vitalità l'ultima funzione
riconosco il sentimento acerbo
quel sentimento che non avevo prima
e riconosco l'amore,
prima così asciutta sensazione,
come il dono che si porge in premio
a chi s'apre alla nascosta anima.



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