S'invortica la scimmia ubriaca
capriccioso spezzone di granata
mutilante scaglia
di mente soggiaciuta a quell'orgasmo
dall'ombre fluito, dal nero
arrovellar d'ingegno poderoso
per mistiche enunciar conturbazioni
rovine nel dosaggio quotidiano:
d'eccitazione e noia, depressione
che anelo imprimere agli eventi
scolpiti nello scambio planetario
di avere e dare, che, certo, invento io,
figlio nomade di un dio minore
o l'Assoluto, inseguendo quel che voglio.
Forse è capriccio, o forse malattia,
questo pendolo indecente che volteggia,
staffilando con lama insanguinata
quel che ho dentro, quel che incontro fuori.
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