martedì 27 maggio 2014

LXXXVII

Compagni di tramonti inebriati, di notti e dei giorni a seguitare,
lucidi soltanto di sole, ostinati al calare del buio a cercare,
a ritrovare i percorsi dei luoghi conosciuti da sempre, di spacci,

di chioschi sulle spiagge, che domani saranno ondulate, assolate,
fissando dall'ombra corpi sdraiati, dorati, lontani, a ridosso
dell'onda che frange per gli ultimi raggi, sulla battigia del mare

non più frequentato, conosciuto; tradito e per intero supplito
dagli indispensabili bicchieri ricolmi di liquidi chiari, più gialli,
più rossi, spinti da risibile contegno a restarsi vicini, prossimi,

più pronti o più lenti, convinti di stare alla propria misura e stanare,
al contrario, la resa assoluta dell'allontanarsi e separarsi astiosi,
mediare la propria vergogna con la rabbia per l'ultimo sorso,

quello che li avrebbe traditi, e isolati; da soli incamminandosi,
lasciando che il gruppo si sfaldi, si sformi, si ingorghi di nuovi indecisi.
Tra un paio di morti è una scelta, quella da astemio e l'altra, più dura.

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