mercoledì 21 maggio 2014

XVIII

Una poesia descrittiva, una cantilena, una nenia,
una ninna nanna espirata con canto cristallino,
fasciato da profumate strisce di cotone, candide,
asciutte, soffici, avvolgenti: il calore resta là
catturato dalla morbidezza, ideale per accogliere
le pipì che seguiranno a quel lavoro certosino;

e poi daccapo, con la medesima perizia, con più 
accortezza, se possibile, reimparando ogni volta
gesti  d'amore ripetuti nella giornata e in quelle
che l'hanno preceduta e che verranno poi, ancora
con l'attenzione rivolta al gesto compiuto che non
sa macchiarsi di istupidita meccanicità.

Dopo anni e anni di frequentazione di centri,
passando i pomeriggi appoggiato a un muro con la fronte
gli occhi chiusi nel tentativo di sospendere  pensieri
- quel silenzio della mente tanto vagheggiato e inseguito -
che peccaminosamente continuavano a girare come trottole,
soltanto dopo altrettanti anni ho compreso che la meditazione consiste nel
riporre l'estrema, direi tutta, attenzione a quel che faccio
nel preciso momento in cui lo faccio, e corrisponde
al qui e ora di buona memoria.

In poche sufficienti parole
concentrarsi senza distrarsi e le corrispondenti etimologie
mi confortano appieno, una contraddizione latina apprezzabile
che si traduce nel sapere quel che si sta facendo e farlo al meglio.

Involtolare il neonato nei panni morbidi che lo mantengono asciutto,
scegliendo di fare solo questo, per ora, una cosa alla volta, è meditazione.

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