venerdì 23 maggio 2014

XXV

Vola ancora, Falco, dammi lo spunto
per raccontare la ciclica passione
voglia di volar sempre più in alto
per superare il senno e la ragione
che pongono limiti che noi non accettiamo
e, affrontando il buio della notte,
oltrepassiamo il valico fissato
per arrivare alla Tenebra Assoluta
così come Aristotele sostenne:
    
    "Più le cose divine sono alte e chiare 
     più per noi son sconosciute e oscure."

La nostra esperienza non è più appropriazione
ma spossessamento e alienazione,
non è fulgore che con mente percepiamo
ma offuscamento cui si arrende la ragione

non avanzare in chiarità e ricchezza

ma sprofondare, ed incagliarsi, in cecità e buiore.

È questo che disse, chiaro, Juan de la Cruz
nel Cinquecento mistico e pittore e anch'egli ciclotimico
come altri che mi han sostenuto da lassù
nello sforzo immane che andavo compiendo
consapevolmente o non, anche con loro e
Juan racconta qui cosa oltre quel buio avviene:  
    
    "Più salivo in alto
     più il mio sguardo s'offuscava,
     e più l'aspra conquista
     fu un'opera di buio;
    
     ma nella furia amorosa
     ciecamente m'avventai
     così in alto, così in alto
     che raggiunsi la preda."

A tutti i fratelli che mi hanno sostenuto
questa vittoria di questa donna e mia.

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