Sopravvissuto Falco, alato menestrello
in silenzio riverente attendi in cielo
con ali distese volteggiando immoto
l'esito che attende al falconiere tuo
di dar forma al mondo fatto di terra
di trovar quei nessi ancora non veduti
di vestir pensieri smarriti in gioventù
di lasciare indietro i troppo vivi forti amori
ultimo legame col passato incerto
prima che compia la trasformazione
prima che segua la sua via prescelta
prima che scinda infine tutto questo
prima che scelga l'estro da inseguire
prima che insegua le emozioni ancora
che sempre lo hanno diviso dal mondo conosciuto
potendosi così trovare allora
nel limbo, nell'inferno o in paradiso
stratega grande del suo dubbio, illuminato genio
che insegue anche la pista dei bisonti
per ritrovarsi forte tra i fratelli suoi
e non teme più il confronto con lo spazio
dove la mente ingoia sé dentro un supplizio
offrendosi al calvario triangolato
segnale di Dio quando quel dio non è
mentendosi per poter contravvenire
alle logiche esaustive dei mortali
scemando la sua corsa sconvolgente
in prossimità del niente, creatura primitiva
dell'Assoluto Nulla, origine del Tutto
simbiotiche pulsioni in alternanza
entrambi vere, entrambi vive, coesistenti,
battito di un cuore esagerato, immenso
del quale vuole sentire anche il rumore
lo scorrere del sangue nei canali
limpidi fiumi enormi come un Cosmo
che avanzano lenti nel Suono inconsistente
flussi leggeri di energie solari
che portano la vita in ogni dove
dove si bagna l'anima di lui
che compie adesso la sospirata metamorfosi
vecchio pirata che ormeggia il suo vascello
folle provato che accusa la stanchezza
che si ritirerà, come dalla sostanza prima,
forse per avere a nausea anche l'inebrezza.
Volteggia, Falco fratello, su nel cielo
anche questa pelle mia tolgo di dosso
se cambio in serpe con chi m'ama t'autorizzo
ma confido non dover conoscere i tuoi rostri.
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