venerdì 23 maggio 2014

XXXVII

Senza altri pretesti che arrestino
il prodigio dell'Intento che dispose
libere sequele fluite nel corso prefissato

che libero non è dalle occasioni
ricercate, estorte
alle voci richiamate dal profondo

ogni volta più forti, quasi che
scavando, s'ispessisse l'estro
rivelando densità più condensate

l'estro
che non cede al diluente del dolore
dell'amore

soltanto al raschiar della lametta alle pareti
catramose dello stomaco
che l'alcol può disciogliere

lasciandomi privo di sensi
non più diviso tra piacere e pena
o senza contrasti con la morte

catatonico invitato mai più succube di scelte
privo per estrema scelta, prima e ultima
che feci e che ricordo

non capace di finirla, mai,
ed invero fu scelta per la vita 
che non volevo e 

cercai i motivi d'esser sedotto, allora,
per rinascere
ancora

se pure motivi insufficienti a ritirar la mia bestemmia
che si compì due volte almeno
volendo morire nella follia e nel bere

intoccabile diverso
e da intoccabile
avrei trascorso così anche questa vita

quando è sopraggiunta la variante 
rinvenuta non da me
ma da me accettata come stimolo supremo

del proponente
dell'Amore che si manifestò due volte
per alcol e per follia

distinti, inconfondibili.
E io, soltanto,
non mi confusi ancora.

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