Suono di campane anche quest'oggi
vorrei sapere dove mi porterà
parlar di te, sensibile mia amica,
che vivi rinunciando anche al giudizio
ma sempre con la voglia di sapere,
e per altri argomentare con chiarezza
espressa su gli eventi di chi soffre
sapendo che è colloquio la ricetta,
quando comporta lo sciogliersi dei mali
che comprimono il cervello, e, quindi, il cuore,
unificandoti con l'altro nel colloquio spirituale;
che tale è quando tu sola sia a ricevere, per poi rendere a due.
E non lasciarti andare a trasmissione
che non preveda la replica dell'altro,
tu che certo sai già dar lezione,
avendo assai sofferto nella vita.
Rinuncia a valutar la sofferenza
come dato ineluttabile per te,
non chiuderti convinta che il tuo animo
non saprà affrontar mai questo dolore;
è il dolore universale, il mal di vivere dei poeti,
che tu porti con te, perché divina,
o viceversa, in fondo poco importa.
Resta sensibile, ma adotta anche strumenti
per apprezzar le gioie della vita,
senza occuparti così tanto di altrui pene:
rinuncia ad esser dio, comprendi e basta,
non mirare a sopperir da te ai tristi eventi,
di consolare con il tuo cuore grande il mondo.
Sbagli nel valutare le tue forze,
e anche il compito tuo, che si contenga,
nell'occuparsi più di te o al più dei cari tuoi,
lasciando che si compiano all'intorno
il bene e il male, dei quali l'autrice, ricorda, non sei tu.
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