Aspettare, in fondo
che si srotoli il fato
come pellicola non ancora veduta
indovinata
almeno poco prima
che le accenda i fotogrammi il sole
io non ossequiente
agli estranei coinvolgimenti
stacchi di onte violanti la mia vita
riserbose concrezioni di sutura
di immaginose sferzate strappate al mio dolore
dai latranti guaiti della mente intirizzita
dal gelo del vuoto
già predisposto e noto:
son sibili di fronda con miei eguali
per lanciarmi
incauto
unico prodigio ribaltante
per ira ancora contro le serrate mura
dell'indiviso spettro
ch'esala roco
pochi crudi rantoli dispersi nell'intenso fumo
rigidi riflessi di metallo
per scontrarci e sempre e sempre con occhiate divergenti che scambiamo
su le nostre comuni vite
già disperse nel passato.
Memoria di future regressioni.
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