mercoledì 21 maggio 2014

XVI

Dò fuoco all'ultima del pacchetto, le altre
le ho consumate con l'accanimento di chi non sa gustare
di quello che le succhia tra le labbra
con la testa a quella che seguirà
e poi all'altra e a quell'altra ancora,
esprimendo pienamente la stagione compulsiva 
che ho sempre e solo conosciuta.

Un giorno, forse, la speranza è dura a morire,
quella parte, essenza dell'anima, che prosegue il cammino
anche oltre e oltre e oltre,
tentando di redimere dalla fretta, dalla solerzia,
dall'efficienza che rende robot
fino a che non affiora il dolore
che porta alla perdita dell'Amato
che usava  comparire come donna intravista
e conosciuta a stento
poi scavalcata di slancio per approdare alla successiva,
cercando più vivida luce, e poi ancora e poi ancora
e poi ancora.

Ho disseminato il mio percorso di tappe forzate
per raggiungere il Traguardo,
illusione della vita, delusione per chi mi seguì:
lo striscione finale informava PARTENZA,
mille viottoli a raggiera lo contornavano anonimi.

Presi il mio, che riconobbi per la fiammella, in fondo.
Nell'oscurità.

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