Dò fuoco all'ultima del pacchetto, le altre
le ho consumate con l'accanimento di chi non sa gustare
di quello che le succhia tra le labbra
con la testa a quella che seguirà
e poi all'altra e a quell'altra ancora,
esprimendo pienamente la stagione compulsiva
che ho sempre e solo conosciuta.
Un giorno, forse, la speranza è dura a morire,
quella parte, essenza dell'anima, che prosegue il cammino
anche oltre e oltre e oltre,
tentando di redimere dalla fretta, dalla solerzia,
dall'efficienza che rende robot
fino a che non affiora il dolore
che porta alla perdita dell'Amato
che usava comparire come donna intravista
e conosciuta a stento
poi scavalcata di slancio per approdare alla successiva,
cercando più vivida luce, e poi ancora e poi ancora
e poi ancora.
Ho disseminato il mio percorso di tappe forzate
per raggiungere il Traguardo,
illusione della vita, delusione per chi mi seguì:
lo striscione finale informava PARTENZA,
mille viottoli a raggiera lo contornavano anonimi.
Presi il mio, che riconobbi per la fiammella, in fondo.
Nell'oscurità.
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