mercoledì 21 maggio 2014

XVII

Ho immaginato lo studio come premessa all'emancipazione,
l'emancipazione come premessa alla libertà.
In fondo, passaggi semplici e condivisibili da chiunque.

Lo studio, non necessariamente su libri di testo,
l'emancipazione, non necessariamente dalla famiglia,
la libertà, non necessariamente dall'oppressore.

Ho studiato il volto di un uomo piegato e piagato dalla sostanza,
nei suoi occhi senza più attese nemmeno una lacrima; 
non ricordava  più che il dolore si allevia nel pianto.

Ho assistito ad uno scatto di reni, forse la volontà ha lì la sua radice,
di uno sconosciuto, vicino di sedia, che terminò con - Ce la faccio da adesso - ;
si era convinto che la sola rinuncia poteva offrirgli la via d'uscita che poi trovò.

Ho riso quella prima volta a cena con tanti altri, e ce la stavamo facendo,
allorquando il cameriere portò in tavola due brocche di quello della casa 
e alla frutta le ritrovò intatte nello stesso posto, proprio al centro della tavolata.

Non sapete che buon vino fa buon sangue?
E Lei sa da quanti anni tentiamo di dimostrarlo?
La libertà è l'ultima a soccombere, detto tra noi.

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