mercoledì 21 maggio 2014

XI


Questa sera  al ritorno scriverò
disteso a letto con le foto ovunque
la scrivania e scritti e libri scelti accanto,
di poesia anche, da poco so apprezzarla.

Ho fuggito i poeti sempre come peste nera
inabili, credevo, ed incapaci d'esser chiari,
presuntuosi nel richiamare al loro mondo
schiere di ridondanti adepti, usi a interpretarli a modo.

Non è così, scrive per sé il poeta,
non è romanzo o saggio la poesia
è traguardo di pensiero individuale
si piega in sé, s'illumina da solo.

Sfugge al poeta anche ciò che scrive
così come talvolta tutta la realtà
si china al bisogno che dall'interno preme
si piega e si presta trascrittore.

Fare poesia, mai creduto fosse per me
né avrei voluto levare fuori quel rospo
che nascondo sempre dentro, sai,
veder cioè più chiaro e più di altri e più dentro di me.

Scrivo a letto ed ho in testa metà dell'altro scritto
lo butto giù, lo tengo saldo, stretto, chiuso nel pugno
è la cattura dell'araba fenice, così è per me.
Mi arrendo qui, nero su bianco, ti affido alle tue ali.

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